di Mario L. Marras


La Lingua Sassarese è volgare? 

A Sassari si fa una gran fatica a sradicare una diffusa convinzione: se vuoi far ridere o divertire qualcuno, devi usare un linguaggio scurrile, volgare, grasso.

Questo vero e proprio stereotipo si manifesta chiaramente in diverse situazioni pubbliche. A prescindere dall’argomento che viene trattato, colpisce spesso proprio l’aspetto linguistico.
Senza voler fare di tutte le erbe un fascio, in queste occasioni molta parte del pubblico mostra di gradire il tasso di volgarità che si evidenzia: gli interpreti si esprimono usando una terminologia infarcita di parolacce, doppi sensi pesanti, allusioni sessuali anche sgradevoli.

Ci si potrebbe chiedere: che cosa può pensare un non sassarese sentendo tutto questo? Che Sassari vive di turpiloquio e lo utilizza come pane quotidiano?

Beh, le cose non stanno proprio così! Detto che grandi interpreti del teatro in lingua sassarese, per esempio Nino Costa, hanno avuto ben altro approccio all’uso di una lingua certo leggera ma mai troppo sopra le righe, va ricordato ad alta voce che abbiamo una lingua ricchissima, che non si può e non si deve utilizzare solo per manifestazioni del tipo citato: così facendo, se ne distrugge la qualità ed il pregio, la si sminuisce a povero strumento per rappresentare qualcosa di scarso valore letterario ed anche artistico.

Perché continuare a pensare che una sana risata possa derivare solo dal linguaggio volgare e dalle parolacce usate con la massima disinvoltura? Forse Sassari non merita che si elevi la qualità del comico presente da oltre un secolo nei nostri teatri? Si rileggano “Farendi in Turritana” o tutti gli altri lavori come quelli di Giovanni Enna, per constatare sia la loro assoluta qualità, sia l’impiego di un linguaggio cha sa provocare divertimento senza mai trascendere. E, se non è sufficiente, si esca un momento dal teatro e si riprendano in mano i grandi poeti sassaresi, che hanno saputo e sanno mirabilmente accostare la poesia lirica alla satira, a quella che chiamiamo “cionfra”, “buglia”, producendo ugualmente sano divertimento e ottenendo l’apprezzamento da parte dei lettori.


Sarà dunque opportuno che gli autori si diano una regolata nella stesura dei testi, riflettendo sugli aspetti descritti, che possono risultare determinanti per una scrittura leggera di qualità, per ottenere la quale si deve pure avere attenzione a non accontentare a tutti i costi qualche palato abituato alla volgarità senza senso.

isbe

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *