di Daniela Masia Urgu


Accadde in quell’età…
La poesia venne a cercarmi.
Non so da dove sia uscita,
da inverno o fiume.
Non so come né quando,
no, non erano voci,
non erano parole né silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
bruscamente fra gli altri,
fra violente fiamme
o ritornando solo,
era lì senza volto
e mi toccava.
Non sapevo che dire,
la mia bocca non sapeva nominare,
i miei occhi erano ciechi,
e qualcosa batteva nel mio cuore,
febbre o ali perdute,
e mi feci da solo,
decifrando quella bruciatura,
e scrissi la prima riga incerta,
vaga, senza corpo,
pura sciocchezza,
pura saggezza
di chi non sa nulla,
e vidi all’improvviso il cielo
sgranato e aperto,
pianeti, piantagioni palpitanti,
ombra ferita, crivellata
da frecce, fuoco e fiori,
la notte travolgente, l’universo.
Ed io, minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine del mistero,
mi sentii parte pura dell’abisso,
ruotai con le stelle,
il mio cuore si sparpagliò nel vento.

La poesia di Pablo Neruda

Francesco Petrarca scrisse: «Tra tutte le forme d’arte quella che assicura una più lunga sopravvivenza è la poesia, l’unica capace di innalzare monumenti più duraturi del bronzo».
La poesia è una delle più antiche forme d’arte. La storia della poesia attraversa tutta l’esperienza storica umana e ne caratterizza e ne comunica ogni evento epocale. La storia della poesia ci accompagna da sempre, dalle sue origini e nelle sue manifestazioni nelle epoche delle civiltà assumendo forme diverse per una missione che non è cambiata nel tempo: comunicare e segnalare nel tempo storico la presenza di uno spirito che si invera nella parola.

L’origine della poesia

La poesia nasce oralmente, e per lungo tempo è stata la maniera con cui si potevano raccontare le storie dei popoli; nasce per dare forma alla comunicazione musicale, e completarla con la parola, spesso era accompagnata da movimenti del corpo.
La sua caratteristica costitutiva è quella del contatto con l’uditorio e le forme musicali e gestuali erano necessarie al fine di far memorizzare i suoi contenuti. Prima della scrittura la poesia in musica diventava discorso sui fatti, era un evento collettivo e diventava memoria sedimentata e trasmessa nel tempo.
Forse il luogo di origine della poesia in questa forma è il territorio del baltico oggi Finlandia (XVIII A.C), e da lì, in seguito alle migrazioni, questi popoli si sono spostati fino ai territori della Grecia dove portano la loro cultura e le loro tradizioni. La Grecia che diviene la culla della poesia occidentale e di lì la poesia assume quel carattere.

La stessa parola poesia deriva dal greco pòiesis, dal verbo pôiein, e significa fare, creare, la poesia è azione, verbo, suono, corpo, mimesi, è custodire uno scopo a narrare ed anche cantare; il canto e la narrazione si tramandavano nel tempo, trasportando suoni e modi e contenuti in un momento di condivisione. La performance veniva affidata all’esecuzione di un singolo o di un coro e ad essa contribuivano aspetti che oggi non siamo più in grado di percepire, quali l’accompagnamento della musica, la modulazione della voce nel canto, la gestualità, la coreografia (segnatamente per la lirica corale e per il teatro), il contesto dell’esecuzione con i possibili tipi di interazione e di reciproca influenza fra chi componeva il testo, chi lo eseguiva – talvolta diverso dall’autore – e il pubblico.

Per i greci la poesia come un’unione inscindibile di parola, musica e danza era espressa dal termine mousiké, «l’arte delle Muse». Era protagonista della narrazione nelle feste religiose, nelle cerimonie legate allo svolgimento di gare atletiche o artistiche, rivolta ad un pubblico vario, misto; in queste esibizioni performavano il coro di danzatori-cantori. Dall’altro, vi erano i simposi e le riunioni di gruppi più ristretti di aristocratici di uomini o di donne che venivano accompagnati da canti non corali ma eseguiti da cantori solisti.

La poesia nei tempi moderni

In un salto temporale la storia della poesia subisce un cambiamento importante con l’invenzione della stampa e la conseguente fruizione e reperibilità sempre maggiore del libro di carta come artefice di uno slittamento del concetto di oralità, che viene progressivamente relegata a occasioni particolari, celebrazioni, e feste. La lettura diviene un momento privato, solitario, intimo che non ha e non attende uditori. Questo fatto ha condizionato il pensare alla poesia come momento silenzioso, solitario, che passa magari attraverso la materializzazione della voce con cui l’autore parla o sussurra in presenza.

Però la forma della poesia nel 3^ millennio ha avuto una evoluzione o forse un ritorno alla radice, un ritorno alla sua performatività che ci ricorda che musica e poesia vivono in un rapporto integrale, inscindibile con una totale commistione delle loro strutture compositive. La poesia diventa gara poetica (Poetry Slam) che, ad esempio, nella tradizione poetica isolana (Sardegna) è la poesia da palco con le gare a tema.

Così possiamo considerare una forma poetica anche la musica rap, poiché nel rap, quanto nella poesia, i testi parlano liberamente di ogni aspetto dell’umano, a discrezione dell’autore.
Vi è una differenza tuttavia ed è il fatto che rap nasce con la musica ed anzi è il verso (barra) che segue la musica ed ha una sua metrica, per quanto non è strutturata come la poesia che nasceva orale e poteva essere musicata, come abbiamo visto, ma nasce autonoma rispetto all’accompagnamento musicale, può essere ascoltata, letta anche senza e così, in questa accezione, la intendiamo noi oggi.

Così anche tra le canzoni ce ne sono che hanno testi con una grande letterarietà (De Andrè ad esempio), non chiamiamo essi poesia, perché sono nati e si sono sviluppati in accordo alla musica. Tutte queste forme riprendono le file di un modo di comunicare che è per l’uomo comunque importante e fondamentale, la poesia troverà ancora altre forme di modernità così che sia sempre una forma attuale di manifestazione di un contenuto metafisico che necessità di essere detto.

isbe

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