A cura di Michele Pinna
Lingua, luoghi e identità, nella letteratura sarda del novecento
La poesia di Gian Paolo Bazzoni e la prosa di Palmiro De Giovanni in sassarese, il romanzo di Benvenuto Lobina in campidanese, la poesia di Predu Mura, di Giovanni Maria Cherchi, di Antoninu Mura Ena, di Ignazio Delogu, i racconti di Bonaria Mazzone in logudorese e i poeti popolari galluresi curati da Giulio Cossu e Franco Fresi, rappresentano la tendenza pluralistica e la vocazione territoriale della scrittura sarda nelle sue molteplici varietà. Scrittura di memoria, di luoghi e di vissuti, ma anche di prospettiva e di speranza, immersa nel tessuto antropologico della società sarda, consapevole dei mutamenti e delle vicende storiche entro le quali gli attori del teatrum mundi si muovono, ed allo stesso tempo proiettata verso orizzonti creativi che travalicano i confini delle specifiche vicende territoriali, in un sentire che li accomuna agli uomini dell’universo.