Antonio Sanna un bonorvese illustre

di Lucia Sechi


“Si dice: non è vano insistere sul sardo ora che gli stessi sardi avvertono sempre più l’esigenza di partecipare ad un contesto nazionale ed europeo, anzi mondiale, e la limitatezza dell’orizzonte isolano? La realtà è che la Sardegna è Italia, Europa e mondo, per chi vive in Sardegna e i sardi non possono approdare ad una realtà più vasta senza partire dalla realtà in cui la storia li ha collocati. Il mondo comincia in Sardegna, nell’orizzonte familiare del paese, e il sardo – lingua autonoma e non dialetto, e quindi immagine storica di un mondo- è per i sardi l’espressione più compiuta e fedele della loro presenza nella storia”.

Antonio Sanna, in queste sue parole introduttive alla prima raccolta di poesie del Premio di Ozieri, di cui è stato presidente, portandolo al suo massimo livello, esprime perfettamente la sua idea riguardo all’importanza della lingua madre e la sua convinzione che da questa si dovesse partire per costruire una nuova consapevolezza nei sardi.

I suoi primi anni e la prigionia

Antonio Sanna, nato a Bonorva il 28 dicembre 1918, finita la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere di Cagliari, frequentando solo il primo anno accademico perché l’anno successivo si arruola.

Durante il secondo conflitto mondiale è catturato in Africa dagli inglesi e deportato in India, dove trascorre circa sei anni in un campo di prigionia.  Nonostante il trattamento particolarmente duro riservato ai prigionieri, i suoi carcerieri, un po’ più disponibili con gli ufficiali, gli danno la possibilità di avere dei libri e quindi di proseguire i suoi studi.

Questa esperienza difficilissima lo priva della gioventù ma Antonio Sanna sa trasformarla in opportunità, tanto che approfondisce la conoscenza della cultura indiana e fa anche lezioni di letteratura e lingua inglese ai suoi carcerieri, guadagnandosi la loro stima e l’appellativo di Mahatma (grande anima).

Al suo rientro si laurea in tempi brevissimi con una tesi sulla letteratura vedica che suscita l’interesse dell’Ateneo cagliaritano e dei professori della facoltà che percepiscono la sua capacità di ricerca e di studio.

La carriera universitaria

Partecipa al concorso per assistente alla Cattedra di Filologia romanza, vincendolo, e inizia una collaborazione proficua con il suo professore G.Domenico Serra.
Di costui, ricordando i quattordici anni in cui aveva insegnato glottologia a Cagliari, Antonio Sanna dice

“fu animatore e incitatore, presso i giovani sardi dell’interesse scientifico per gli studi relativi alla loro lingua, alla cui scuola diretta io stesso ho appreso –se non l’amore per la mia lingua che ancora oggi è quella del mio affetto per mio padre e per mia madre e che sempre è stato vivissimo in me- la ragione storica di esso e in cui ho avuto la prima sicura guida”.

La sua ricerca scientifica prosegue anche con il nuovo professore Alberto dal Monte con il quale instaura un rapporto di stima e d’amicizia. Parlando di lui Professor Sanna ricorda  “ha saputo ridestare in me l’interesse per gli studi” in un periodo particolarmente difficile a seguito anche di sue vicende personali particolarmente dolorose.

La cattedra di linguistica sarda

Ma sarà nel 1954 con l’istituzione della prima cattedra di linguistica sarda, voluta dalla Regione Autonoma della Sardegna, sulla scia dell’interesse e del rinnovato fervore di studi e di attività che anima le autorità accademiche e regionali, che gli verrà affidata la libera docenza e l’organizzazione dell’attività didattica e di ricerca della stessa.

Un compito importantissimo e particolarmente difficile, a cui si dedica con passione e capacità; deve organizzare l’insegnamento e i programmi di ricerca e riesce con grandi risultati dando grande dignità e individualità scientifica a questo nuovo insegnamento che fino ad allora non era mai stato istituito nelle università sarde.

Per questo insegnamento crea uno spazio specifico riuscendo ad attrarre numerosissimi studenti che conclusi gli studi, all’interno delle istituzioni scolastiche in cui andranno a lavorare nei diversi territori, diventeranno sostenitori e promotori di una rinnovata attenzione e sensibilità verso la valorizzazione della minoranza linguistica.

Antonio Sanna linguista

L'impegno per la valorizzazione della Lingua Sarda

Si inserisce con titolo e autorevolezza nel dibattito che negli anni’70 imperversa sui dialetti regionali, facendosi portavoce della necessità, per gli studenti sardi nel processo di scolarizzazione di massa, di un approccio corretto e non estraniante allo studio della lingua italiana.

Secondo lui bisogna partire dalla loro lingua materna per rafforzare la creazione di un’identità culturale, quindi sostiene che il sardo come lingua, di cui i ragazzi sono portatori, a scuola deve coesistere con l’italiano, considerandolo una ricchezza.

Nella sua intensa attività di docenza coinvolge i suoi studenti nella ricerca, suscita in loro l’interesse per uno studio scientifico fatto non più solo da studiosi estranei all’ambito sardo, ma realizzato da giovani studenti sardi che, attraverso la programmazione delle tesi e con ricerche sociolinguistiche, lo aiutano a cercare e raccogliere nei vari territori quante più informazioni possibili.

Mette a disposizione dei suoi studenti il materiale raccolto e conservato in anni di intensa attività, un lavoro che manda avanti tenendo conto del mondo tradizionale e delle trasformazioni intervenute nei diversi territori, in quelli meno toccati dallo sviluppo industriale e in quelli più interessati dall’industrializzazione e da fenomeni di spostamenti esaminando attentamente le trasformazioni che ne conseguono.

Grazie al suo lavoro è rimasta una documentazione considerevole e unica della realtà linguistica dell’Isola; è tra i primi sostenitori della necessità di giungere a un riconoscimento della lingua sarda come lingua “nazionale” della minoranza

Il 19.02.1971 in un Consiglio di Facoltà Prof. Sanna fa una dichiarazione sulla proposta da presentare alle autorità politiche sarde e nazionali perché si impegnino in tale direzione.

Vede nella scuola il punto di partenza più importante da cui realizzare il recupero e la valorizzazione del sardo. La sua è una militanza attiva nel mondo accademico, nella scuola, nei rapporti che intesse con i circoli degli emigrati, con i giornali, con la radio in cui tiene delle trasmissioni che restano un ricordo indelebile oltre che per i contenuti anche per la sua bellissima voce e per la sua partecipazione e impegno militante anche nel premio di poesia di Ozieri, di cui a lungo fu Presidente, che riesce a incardinare su criteri più moderni evitando che la valorizzazione della lingua sarda e di questo importante premio letterario trascenda in folklorismo.

Il suo ricordo

A soli 62 anni muore e come ricorda Antonietta Dettori, sua allieva che gli subentra nella Cattedra

“con la morte di Antonio Sanna (1981) la linguistica sarda perdeva il Maestro prestigioso, che aveva avviato e improntato di sé, per quasi un trentennio, l’insegnamento e la ricerca linguistica nell’Isola…”.

Sicuramente il suo lavoro ha aperto una strada verso il riconoscimento del sardo come lingua di minoranza ponendo le basi al dibattito e agli interventi legislativi a livello regionale e nazionale successivi, che per quanto lontani da una realtà di bilinguismo effettivo costituiscono le fondamenta su cui si articola la politica linguistica attuale che ancora lavora per la tutela e la valorizzazione del sardo in tutti gli ambiti e per la diffusione della cultura e della lingua.

isbe

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